Rublev, la luce dell'arte nel buio del medioevo

"Il giorno del giudizio" di Andrei Rublev

"Il giorno del giudizio" di Andrei Rublev

ufficio stampa
Il più grande pittore di icone nella storia dell'arte russa. Monaco, santo, esempio per tutti gli artisti a venire. La sua influenza dal Medioevo a oggi

Nel corso dei secoli la Chiesa ortodossa russa si è avvalsa dell’ingegno di diversi artisti di spicco, autori di icone e di affreschi. Tra questi, il più famoso fu indubbiamente Andrei Rublev. In Russia quasi tutti conoscono il suo nome, che l’acclamato film di Andrei Tarkovskij ha contribuito a diffondere anche a livello internazionale. Ma cosa sappiamo davvero di questo grande iconografo? Di certo possiamo affermare che con Andrei Rublev la sorte fu benevola. Egli raggiunse la fama quando era ancora in vita, ed è citato spesso dalle cronache dell’epoca dalle agiografie. Tra i suoi committenti vi furono principi e grandi monasteri.

Visse e lavorò a Mosca, a Vladimir e a Zvenigorod. Dopo la morte non fu dimenticato: la sua fama di principale iconografo della Russia si è infatti tramandata nei secoli. Nel 1551, il sinodo della Chiesa di Stoglav lo definì un modello a cui ispirarsi. Anche i vetero-ritualisti russi tenevano l’opera di Rublev in grande considerazione: le sue icone sono sempre state molto apprezzate dai collezionisti d’arte, che le considerano una fusione di iconografia canonica e antica pietà. Anche nel XIX secolo, quando l’arte dell’iconografia sembrava essere stata ormai dimenticata, il nome di Rublev ha continuato ad essere associato alla massima espressione dell’arte ecclesiastica.

Durante il periodo sovietico Andrei Rublev era considerato un emblema della cultura russa medievale. Nel 1960, per commemorare i seicento anni dalla sua (presunta) nascita, l’Unesco tenne una serie di eventi internazionali. A Mosca esiste ancora oggi un museo di arte medievale russa intitolato ad Andei Rublev. Le sue icone e i suoi affreschi conservati nella galleria Tretyakov sono stati studiati meticolosamente. Ricostruire la vita di Rublev Ad Andrei Rublev sono stati dedicati molti volumi e numerosi articoli, mentre le sue opere sono state oggetto di studi assidui e attenti.

Ma cosa sappiamo davvero della vita di questo uomo di chiesa? Le informazioni biografiche che lo riguardano sono estremamente scarse, e i ricercatori hanno dovuto ricostruire la storia della sua vita un po’ alla volta. Rublev nacque attorno al 1360 (la data non può essere determinata con maggior precisione), e morì il 29 gennaio 1430. In quegli anni la Russia attraversava un’epoca cupa: il Paese viveva nel terrore degli invasori tatari, che saccheggiavano città, chiese e monasteri e riducevano gli abitanti in schiavitù. I principi vassalli erano continuamente distratti dalle lotte per il potere.

Nel 1364 e nel 1366 Mosca e Nizhniy Novgorod furono sconvolte da due pestilenze; nel devastante incendio del 1365, gran parte di Mosca fu distrutta dalle fiamme. Successivamente, nel 1371, la città conobbe la carestia, e nel 1378 fu invasa dal principe lituano Algirdas. Rublev, futuro creatore di immagini di celeste armonia, crebbe in quegli anni di caos e disperazione. Dei suoi genitori purtroppo non si conosce nulla, così come si ignora quale fosse il loro ceto sociale. Tuttavia, il fatto che egli avesse un soprannome è piuttosto eloquente: a quei tempi infatti solo i membri della nobiltà o le persone molto ricche avevano dei soprannomi. “Rublev” potrebbe essere un riferimento all’attività svolta dai suoi antenati.

Il nome Rublev deriva probabilmente dal verbo rubit (tagliare la legna) o dal sostantivo rubel, che può significare un lungo palo di legno o uno strumento usato dai conciatori di pelle. Non sappiamo dove Rublev imparò l’iconografia, chi fossero i suoi maestri e quali siano state le sue prime opere. Il suo nome viene citato per la prima volta in una cronaca del 1405, nella quale si legge che la cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino, a Mosca, fu decorata da una squadra di tre artigiani ingaggiati dal granduca Vasiliy Dmitrievich. Gli artigiani erano Feofan il greco, Prokhor il vecchio da Gorodets, e il monaco Andrey Rublev. Il fatto che il nome di Rublev sia menzionato lascia supporre che egli fosse già allora un artigiano molto rispettato. Il suo nome però è l’ultimo dei tre −probabilmente perché egli era il più giovane. Poiché Rublev era un monaco, è probabile che il suo nome di battesimo non fosse Andrei, e che questo gli sia stato piuttosto assegnato al momento di prendere i voti.

Rublev probabilmente prese i voti nel monastero della Trinità, guidato da Nikon Radonezhskiy, discepolo e successore del reverendo Sergiy Radonezhskiy, come si legge in alcuni documenti del XVIII secolo. Nel Monastero della Trinità, o su sua commissione, Rublev creò molte delle sue opere più famose. L’artista trascorse i suoi ultimi anni nel monastero di Spaso-Andronikov, fondato dal reverendo Andronik, anch’egli discepolo di Sergiy Radonezhskiy. Fu proprio qui che concluse la sua esistenza terrena. Un modello dell’arte ecclesiastica. La seconda menzione del nome di Andrei Rublev appare in un documento del 1408, ed è associata ai lavori di decorazione della Cattedrale dell’Assunzione di Vladimir. Rublev lavorò a quel progetto con un altro iconografo, Daniil Cherny, che viene descritto come suo “amico e compagno di digiuni”. Anche Daniil era un monaco − probabilmente di origine greca o serba, secondo quanto lascia supporre il suo nome. Nel documento il nome di Cherny è citato per primo: forse perché era il più anziano dei due, o perché rivestiva un ruolo di maggiore responsabilità.

Cherny fu una figura importante nella vita di Andrei Rublev. La cattedrale dell’Assunzione di Vladimir era una delle principali cattedrali della Chiesa russa, e per questo partecipare alla sua decorazione era un compito di grandissima importanza. La cattedrale era stata costruita nel XII secolo, ma tutti gli affreschi e le icone in essa contenuti andarono persi nel 1238, durante l’occupazione tatara-mongola. Fu per questo che il granduca Vasiliy Dmitrievich ne commissionò il restauro. Attorno al 1425 Andrei Rublev e Daniil Cherny supervisionarono un altro progetto presso la Cattedrale della Trinità del monastero di Troitse-Sergiev. Di quei lavori ci resta solo l’iconostasi: tutti gli affreschi sono invece andati persi. Anche la famosa icona della Trinità di Rublev, considerata la massima espressione artistica del dogma trinitario, fu creata per la Cattedrale della Trinità. Stando alle cronaca dell’epoca, l’opera fu commissionata da Nikon Radonezhsky “in memoria e a gloria del reverendo Sergiy”. Un artista universale Rublev è considerato anche l’autore di diverse miniature che decoravano i libri, come i Vangeli Khitrovo.

Gli artisti russi medievali impreziosivano spesso i volumi con delle miniature: copiare e illustrare libri era un compito a cui molti monaci dedicavano la propria esistenza. Nei monasteri russi era generalmente diffusa una cultura del libro molto sviluppata, e i monaci stessi erano di solito degli ottimi lettori. Anche Andrei Rublev era un amante dei libri, nonché un uomo assai colto per la sua epoca. Rublev trascorse i suoi ultimi anni nel monastero di Spaso-Andonikov. Purtroppo, i sui affreschi e le sue icone che decoravano la cattedrale Spassky del monastero non ci sono più. Poco dopo la sua morte, avvenuta nel XV secolo, Rublev iniziò ad essere oggetto di devozione presso i monasteri di Troitse-Sergiev e Spaso-Andronikov, dove aveva trascorso molti anni e nei quali veniva ricordato come il reverendo Andrei l’iconista. Nel 1988, la Chiesa ortodossa russa lo ha canonizzato santo.

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