La “luce russa” che per prima illuminò l’Europa

Russia Beyond (Sputnik)
La “candela elettrica” inventata nel 1876 dall’ingegnere russo Pavel Jablochkov si diffuse nelle capitali di mezzo mondo e sembrava destinata a un grande futuro. Ma poi arrivarono le lampade a incandescenza e il geniale inventore finì in disgrazia

Le strade delle principali città d’Europa furono illuminate per prima volta non da Edison, ma dall’ingegnere russo Pavel Jablochkov che inventò la cosiddetta candela elettrica (lampada ad arco).

La forma di questa sorgente luminosa assomigliava a una normale candela di cera, ma la luce era elettrica.

Nel 1876, Jablochkov presentò la sua invenzione a Londra, la brevettò e firmò un contratto per la produzione delle sue candele con una ditta francese.

Poco dopo, le candele Jablochkov conquistarono tutto il mondo. Illuminavano l’Opéra di Parigi, il Louvre, il Théâtre du Châtelet, il porto di Le Havre, il Teatro Bolshoj Kamennyj a Pietroburgo, i palazzi reali in Cambogia, ecc.

Grazie a Jablochkov, si cominciò a chiamare la Russia “patria dell’elettricità”. Ma non per molto.

Convinto che le sue candele avrebbero avuto un grande futuro, Jablochkov riscattò i diritti di produzione pagando un milione di franchi, vendette tutte le sue azioni e aprì una fabbrica in Russia. Voleva continuare ad illuminare il mondo con la “luce russa”, ma il progresso gli giocò un brutto scherzo.

Già due anni dopo, le “candele Jablochkov” non ressero la concorrenza  delle lampade a incandescenza che erano altrettanto luminose, ma costavano meno e potevano funzionare per mille ore.

L’ingegnere dovette pensare ad altri progetti, i quali però non gli portarono ricchezza. Morì in miseria in un albergo di provincia, stroncato da due ictus.

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