Viaggio nel cuore delle “kommunalki”

Reliquie dell’epoca sovietica, gli appartamenti comunitari nacquero per attenuare il problema degli alloggi. Oggi rivivono nel documentario del regista italiano Francesco Crivaro

The age of Kommunalki - Trailer ING da Underdogfilm su Vimeo.

Reliquie dell’epoca sovietica, le kommunalki (appartamenti comunitari) nacquero per attenuare il problema degli alloggi emerso dopo la rivoluzione, e diventarono, successivamente, un elemento chiave per capire la società e la cultura russa. Da un giorno all'altro, famiglie intere iniziarono a vivere sotto uno stesso tetto.

Gli abitanti delle “kommunalki” condividono cucina, bagno e molta intimità. La soluzione, che si pensava sarebbe stata solo passeggera, fu utilizzata, in seguito, come un ulteriore strumento di controllo e sorveglianza. Sono tutto ciò che rimane della storia orale russa del XX secolo.

L'architetta pietroburghese Elena Alexandrova e il regista italiano Francesco Crivaro hanno intrapreso un viaggio tra gli appartamenti comunitari di San Pietroburgo e hanno intervistato i loro abitanti. Il risultato è il film documentario “The age of kommunalki”.

Impronte vive del passato
Le kommunalki non sono reperti da museo né da libro di storia, esistono tuttora. Per molti russi, che hanno assistito a una crescita esponenziale del prezzo del metro quadrato, continuano a essere ancora l’unica alternativa per poter vivere nei centri urbani. Agli inizi degli anni ’90, a Mosca, il 20 per cento della popolazione viveva in appartamenti comunitari.

Per me, le kommunalki non hanno nulla di speciale, perché sia io che la maggior parte dei miei amici siamo cresciuti in una di esse. Quando, però, mostrai a Francesco l’appartamento comunitario della mia infanzia, la sua reazione mi sorprese. Non faceva che ripetermi di voler girare un documentario e io non riuscivo crederlo. Ciononostante, ci mettemmo subito all’opera, e la produzione di The age of kommunalki divenne un vero e proprio viaggio nell’infanzia. Iniziai a vedere con altri occhi le kommunalki”, spiega Elena Alexandrova, architetta, che, dopo essersi laureata all’Università Statale di San Pietroburgo, ha continuato i suoi studi di urbanistica presso il Politecnico di Milano.

Il documentario risultò essere la formula perfetta per tramettere le sue conoscenze tecniche senza che risultassero troppo accademiche. “Mescolammo i miei ricordi e i miei studi con le esperienze delle persone che intervistammo e lo sguardo fresco e stupefatto di Francesco. Questa combinazione mi offrì un orizzonte molto più ampio della realizzazione di un’utopia”.

Il regista italiano Francesco Crivaro, insieme all'architetto pietroburghese Elena Alexandrova, ha filmato come si vive dentro le "kommunalki" (Foto: www.ageofkommunalki.com)

Esperienze diverse, prospettive diverse
Per chi è del tutto estraneo alla cultura russa, l'esperienza delle kommunalki può risultare ancora scioccante. “Rimasi molto colpito nel vedere le peculiarità di questi luoghi e il tipo di vita che si sviluppava al loro interno -, racconta Francesco Crivaro. - In Italia, un giorno, dovemmo chiedere qualcosa ai vicini di Elena, ma nessuno sembrava volerci aprire la porta, nonostante sapessero che lei viveva lì. Ecco, l’alienazione nelle città europee, e quello che avevo visto in Russia, mi fecero riflettere sui concetti di distanza e di intimità”.

È difficile farsi un’idea dell’influenza e dell’importanza che questo modo di vivere ha avuto nell’inconscio collettivo. Si mescolavano esperienze positive e negative. Quando si trattava di quelle negative, la polizia non intercedeva mai perché erano considerate problemi domestici... Per non parlare dei vicini che fungevano da informatori.

“È molto difficile condividere casa con estranei, con persone, per di più, che non puoi scegliere. Allo stesso tempo, però, ti obbligava a essere tollerante. Il dialogo era necessario per cercare di trovare una soluzione ai problemi”, dichiara Elena.

Il regista italiano ritiene, dal canto suo, che alcune caratteristiche della società russa odierna affondino le loro radici proprio nelle kommunalki. “Senza voler generalizzare, ho incontrato persone con una capacità incredibile di vivere in comunità, con un profondo senso dell’ospitalità e della solidarietà, in grado di vedere il lato positivo delle cose, anche quelle più semplici, e di ridere delle proprie disgrazie. Credo sia interessante rivelare gli aspetti positivi di questa esperienza, per applicarli al nostro modello di società, che sta attraversando una crisi profonda”.

Il cambiamento fu, senz’ombra di dubbio, per la maggior parte degli inquilini, molto drammatico. La convivenza aveva dato vita a legami emotivi molto intensi. “L’esperimento delle kommunalki rappresentò un miglioramento delle condizioni di vita per alcuni e una tragedia per altri -, precisa Elena. - All’improvviso, strati diversi della società si videro rinchiusi in uno stesso appartamento. Persone di diversa provenienza, cultura e formazione dovevano fissare una serie di norme per l'uso del bagno o della cucina”.

Logicamente, la visione e i ricordi dei più piccoli sono molto diversi da quelli degli adulti. A quell’età, la mente è più flessibile e aperta. I corridoi lunghi e stretti erano il luogo ideale per correre in bici, e gli angoli, dove venivano accatastati i mobili, ci sembravano perfetti per nasconderci”.

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Una realtà nell’ombra

Fonte: Underdog Film
Fonte: Underdog Film

Questa forma di vita è quasi sconosciuta al di fuori della Russia. Si trovano solo delle tracce nella letteratura e nel cinema. “Trovo molto strana questa mancanza di informazioni -, afferma sorpresa l’architetta. - È un tema che non sembra interessare nemmeno alla comunità accademica russa. E penso sia urgente studiarlo, se si considera che, in Europa, per esempio, ci sono molti nuovi progetti che si basano sulla vita comunitaria, e l'esperienza sovietica potrebbe essere, da questo punto di vista, molto utile”.

Secondo Crivaro, anche se durante la Guerra Fredda il comunismo era continuamente citato dai mezzi di comunicazione, non fu, in realtà, quasi mai mostrato come era la vita quotidiana nelle città. “Questo documentario mi ha permesso di conoscere di prima mano, come straniero, l'influenza delle kommunalki sulla società russa contemporanea. È innegabile che l’esperienza comunista rese il Paese un immenso laboratorio, unico al mondo, di ingegneria sociale. È impossibile capire la Russia senza conoscere la vita nelle kommunalki”.

Le kommunalki, protagoniste di un documentario
L'avventura ebbe inizio con un viaggio in vespa da Torino a San Pietroburgo, dove Elena mostrò a Francesco la kommunalka in cui era vissuta fino ai dodici anni. “Tornammo l’anno dopo, con le macchine fotografiche e un quaderno, e iniziammo un blog. Alloggiammo lì perché la mia famiglia ha ancora diritto a due camere. Fu la nostra prima tappa. Poi visitammo le stanze di amici, e di amici di amici ... per un totale di venti, durante un intenso mese”.

“La cosa più importante era trovare un punto di vista attorno al quale articolare il documentario -, commenta Francesco. - Vivemmo per un periodo in una kommunalka, dove ebbi modo di confrontarmi, in prima persona, con le dinamiche della vita quotidiana all’interno di questi appartamenti. Poi ci mettemmo alla ricerca di persone che ci aprissero le porte di casa loro. Venimmo a contatto con molte persone, a cui spiegammo il nostro progetto. Il documentario veniva adattato via via in base alle circostanze, giacché all’interno delle kommunalki si nasconde di tutto. Per il modo in cui nacquero, le kommunalki si possono considerare un atto di imposizione. A volte, le testimonianze riuscivano realmente a trasmettere ciò che si può conoscere solo attraverso l'esperienza diretta. In quello che agli occhi di un europeo potrebbe sembrare un incubo, è possibile trovare, invece, anche molta umanità”.

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